Pagina 8 di 9 Della testa di morto D'estate, in un sentiero di campagna, v'occorse certo d'incontrare un bruco enorme e glabro, verde e giallo, ornato di sette zone oblique turchiniccie. Il bruco errava in cerca della terra dove affondare e trasmutarsi in ninfa; e dalla gaia larva, a smalti chiari, nasceva nell'autunno la più tetra delle farfalle: l'Acherontia Atropos. Certo vi è nota questa cupa sfinge favoleggiata, dal massiccio addome, dal corsaletto folto, con impresso in giallo d'ocra il segno spaventoso. Natura, che dispensa alle Dïurne i colori dei fiori e delle gemme, Natura volle l'Acherontia Atropos simbolo della Notte e della Morte, messaggiera del Buio e del Mistero, e la segnò con la divisa fosca e d'un sinistro canto. L'entomologo tuttora indaga come l'Acherontia si lagni. Disse alcuno, col vibrare dei tarsi. Ma non è. Mozzato ho i tarsi all'Acherontia e s'è lagnata ancora. Parve ad altri col fremito dei palpi. Io cementai di mastice la bocca all'Acherontia e s'è librata ancora per la mia stanza, ha proseguito ancora più furibondo il grido d'oltretomba; grido che pare giungere da un'anima penante che preceda la farfalla, misterïoso lagno che riempie uomini e bestie d'un ignoto orrore: ho veduto il mio cane temerario abbiosciarsi tremando foglia a foglia, rifiutarsi d'entrare nella stanza dov'era l'Acherontia lamentosa. L'apicultore sa che questo lagno imita il lagno dell'ape regina quando è furente contro le rivali e concede alla sfinge d'aggirarsi pei favi, sazïandosi di miele. L'operaie non pungono l'intrusa, si dispongono in cerchio al suo passaggio, con l'ali chine e con l'addome alzato, l'atteggiamento mite e riverente detto «la rosa» dall'apicultore. E la nemica dell'apicultore col triste canto incanta l'alveare. All'alba solo, quando l'Acherontia intorpidita e sazia tace e dorme, l'operaie decretano la morte. Depone ognuna sopra l'assopita un granello di propoli, il cemento resinoso che tolgono alle gemme. E la nemica è rivestita in breve d'una guaina e non ha più risveglio. L'apicultore trova ad ogni autunno, tra i favi, questi grandi mausolei. Farfalla strana, figlia della Notte, sorella della nottola e del gufo, opra non di Natura, ma di dèmoni, evocata con filtri e segni e cabale dalle profondità d'una caverna! Bimbo, ricordo, per le mie raccolte, sempre immolai con trepidanza questa cupa farfalla, quasi nel terrore di suscitare con la fosca vittima l'ira d'una potenza tenebrosa. E anche perché l'Atropo mi parla di cose rare, dell'antiche ville. Sul canterano dell'Impero, sotto la campana di vetro che racchiude le madrepore rare e le conchiglie, sta quasi sempre l'Acherontia Atropos depostavi da un nonno giovinetto. L'Acherontia frequenta le campagne, i giardini degli uomini, le ville; di giorno giace contro i muri e i tronchi, nei corridoi più cupi, nei solai più desolati, sotto le grondaie, dorme con l'ali ripiegate a tetto. E n'esce a sera. Nelle sere illuni fredde stellate di settembre, quando il crepuscolo già cede alla notte e le farfalle della luce sono scomparse, l'Acherontia lamentosa si libra solitaria nelle tenebre tra i camerops, le tuje, sulle ajole dove dianzi scherzavano i fanciulli, le Vanesse, le Arginnidi, i Papilî. L'Acherontia s'aggira: il pippistrello l'evita con un guizzo repentino. L'Acherontia s'aggira. Alto è il silenzio comentato, non rotto, dalle strigi, dallo stridio monotono dei grilli. La villa è immersa nella notte. Solo spiccano le finestre della sala da pranzo dove la famiglia cena. L'Acherontia s'appressa esita spia numera i commensali ad uno ad uno, sibila un nome, cozza contro i vetri tre quattro volte come nocca ossuta. La giovinetta più pallida s'alza con un sussulto, come ad un richiamo. «Chi c'è?» Socchiude la finestra, esplora il giardino invisibile, protende il capo d'oro nella notte illune. «Chi c'è? Chi c'è?» «Non c'è nessuno. Mamma!» Richiude i vetri, con un primo brivido, risiede a mensa, tra le sue sorelle. Ma già s'ode il garrito dei fanciulli giubilante per l'ospite improvvisa, per l'ospite guizzata non veduta. Intorno al lume turbina ronzando la cupa messaggiera funeraria.
|